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La poesia degli algoritmi
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A Milano, l'artista di media ed il progettista Joachim Sauter, fondatore di Art+Com, ci hanno detto circa come usa gli algoritmi per rivelare la poesia dei lati non visti ed imprevisti della realtà.
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L'affermazione per volere fare la poesia con gli algoritmi potrebbe visto uno sforzo ambizioso e non realistico, ma l'artista tedesco Joachim Sauter (1959), fondatore di media allo dello studio basato a Berlino Art+Com, prova che è una strada praticabile. Il suo lavoro ha fornito risultati straordinario artistici. Per un avvenimento recente organizzato ad Istituto di Design a Milano, in collaborazione con il laboratorio di progettazione ibrida dello sciame, Sauter ha illustrato i progetti principali che hanno segnato la sua carriera lunga, imbarcata su nel 1988 con la nascita di Arte-COM, destra all'inizio della diffusione su grande scala dei personal computer – non essere considerato una coincidenza.
«Che cosa ha condotto alla nascita di Art+Com?» comincia Sauter mentre lo schermo mostra primo Macintosh, 1984. «Abbiamo cominciato per mezzo dei personal computer come strumento semplice, ma presto abbiamo rend contoere che stavamo esaminando i nuovi mezzi di comunicazione.» Durante quegli anni non era ancora troppo chiaro come un computer potrebbe essere utilizzato per comunicare e produrre l'arte, ma qualche gente nell'entourage di Sauter ha visto il potenziale enorme. Così un gruppo di esperti nell'informatica, di professori universitari, di progettisti e di tecnici del computer al club del computer di caos a Berlino si è unito per iniziare un esperimento che è ancora vivo e bene. Attualmente, Art+Com ha oltre 70 membri che esplorano con grande dedica ed il rigore le nuove prospettive si apre alla combinazione di arte, di comunicazione e di informatica. Il loro motto, mentre abbiamo letto dentro un libro di Art+Com che è uscito alcuni anni fa nella celebrazione del suo venticinquesimo anniversario, è una citazione a partire dagli anni 70 da Alan Kay, un informatico aprente la strada: «Il migliore modo predire il futuro è di inventarla.»
La prima fase nell'esistenza di Art+Com è stata messa a fuoco sull'interattività, smarrentesi occasionalmente nella realtà virtuale, che è venuto sulla scena verso la fine degli anni 80. «Se esaminiamo le proprietà dei mezzi digitali, ci sono tre aspetti,» dice Sauter, «i primi sono l'interattività, significando un dialogo noi ed oggetti o installazioni; il secondo è Internet, significante la connettività, l'infrastruttura che collega le cose ad una un altro; il terzo è calcolo, significante la possibilità per generare le forme e le esperienze con gli algoritmi. Queste sono le tre colonne del nostro lavoro. Sebbene l'interattività rimanga importante noi, poiché parecchi anni ora stiamo concentrando la nostra ricerca sul calcolo, in particolare come gli algoritmi possono governare la forma ed il comportamento di oggetti fisici. Ciò è dove vediamo il grande potenziale. È un AMBITO in gran parte inesplorato.»
Quando di Così, nel 2008, progetto dell'ONU dell'annuncio Art+Com del chiede di BMW della La per Di Monaco, computer di museo di suo dell'IL di Al di programmata di cinetica di scultura di una del è di proposta della La. Inedita cinetico di una modalità del tutto di secondo di di un'auto di progettazione del di processo dell'IL del raccontare del vuole di BMW della scultura. Software di alle istruzioni di un di obbedendo di spazio di Nello di fluttuano dei Di di Sfere metallo. Casuale di sembra di movimento di loro di Inizialmente IL, forma di nessuna emergere. Lentamente di mA, ipnotica di risulta del che di una sorta di danza di raggiro per visitatore dell'IL, della rappresentative automatico BMW di storia di della di forma i modelli di quattro tra le più di prendono del iniziale di caos del dal. Virtuale del reale e del fra di armonia del totale di una del percepisce di si: viene lo schermo di dallo di usciti di fossero del computer di Al del Se i pixel di un'immagine per fisico del nell'ambiente di ricomporsi.
La fase prossima nell'esistenza di Art+Com era la partecipazione dell'utente, che non è rivolto a semplicemente per interagire con i dispositivi tecnici, ma anche attentamente osservare l'installazione per trovare che cosa sta nascondendosi nell'ambito della superficie. «Stiamo lavorando a cui chiamiamo superfici narrative sociali,» spieghiamo Sauter, che insegna all'arte di media al der Künste di Universität a Berlino ed all'università di California, Los Angeles nel dipartimento di arti di media di progettazione. «Questo è un assolutamente nuovo campo. Più non usiamo gli algoritmi per generare il movimento, ma per includere le informazioni negli oggetti e per creare un genere di narrazione che può essere decifrato dalla persona che esplora il lavoro.»
L'ispirazione per questa è la tecnica di anamorfismo, una proiezione distorta che sembra normale una volta osservata da un punto particolare o per mezzo di uno specchio adatto. Per Deutsche Bank a Francoforte, Art+Com ha creato lo specchio anamorfico, una superficie sfaccettata che sembra caotica, ma quella mostra il logo della società quando gli ospiti si trovano a certo punto nella stanza. La programmazione qui è uno strumento con cui iscrivere qualcosa sul cuore del lavoro, nascosto sotto gli aspetti normali.
Il fiume è… è stato costruito in Corea del Sud. Ci trasporta alla superficie di un fiume con uno strato cromato di metallo che riproduce i wavelets sull'acqua. Per mezzo di una torcia elettrica, le parole dalle poesie coreane compaiono come la riflessione del sole sull'acqua. «Sono stato ispirato dalla mia esperienza nella contemplazione dell'acqua di un fiume come se stesse provando a comunicare qualcosa a me per mezzo di sue riflessioni,» dico Sauter.
Qui, gli algoritmi vanno da essere formule astratte sepolte nella memoria di un computer a trasformarsi in un modo scoprire gli aspetti non visti ed unpredicted della realtà. «Dovete incitare il vostro pubblico a volere decifrare che cosa il lavoro contiene. Sia più poetico!» conclude. Come? Guardando migliore, più attentamente. Quanto ironico che precisamente gli algoritmi, i colpevoli principali nell'ottenerci hanno perso nella virtualità, stanno ricordandoci di questo.